E’ con emozione e gioia che venerdì 26 agosto 2022 abbiamo aperto il nuovo anno educativo in presenza, finalmente di nuovo tutti insieme. Ritrovarsi all’inizio dell’anno ci ha permesso di dare il nostro sincero benvenuto alle nuove colleghe che non hanno mai lavorato con noi. Questo evento plenario ci ha consentito di iniziare ad appoggiare i nostri pensieri offrendo un panorama largo su cui innestare le prime riflessioni per un buon inizio. In questo percorso ci ha accompagnato Anna Orlandini, atelierista per venticinque anni presso l’Istituzione Nidi e Scuole dell’Infanzia del Comune di Reggio Emilia, che ritroveremo in questo anno educativo in ulteriori due incontri dedicati al personale di nido e scuola. La grande esperienza di questa professionista ci ha permesso di avvicinare la bellezza nelle sue diverse espressioni, dalla poesia all’arte, intrecciate ai linguaggi espressivi come creta, grafica, carta, luce, digitale e natura.
Per quanto riguarda il titolo del percorso formativo che stiamo per iniziare, abbiamo preso spunto da un verso di una poesia del premio Nobel per la Letteratura Wislawa Szymborska : “Non c’è fine al mio stupore: poetiche ed estetiche dei linguaggi espressivi negli apprendimenti e nei contesti educativi”. In particolare, il valore che quest’anno vorremmo approfondire e che abbiamo aggiunto al titolo del nostro piano di formazione biennale è proprio il concetto di creatività che crediamo possa racchiudere al suo interno le tematiche che emergono dal titolo. Già nel 2018 l’Unione Europea nel documento “Raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea sulle competenze chiave per l’apprendimento permanente” – indica abilità quali la creatività, il pensiero critico, lo spirito di iniziativa e la capacità di risoluzione di problemi svolgono un ruolo importante per gestire la complessità e i cambiamenti nella società attuale. Abilità quali la capacità di risoluzione di problemi, il pensiero critico, la capacità di cooperare, la creatività, il pensiero computazionale, l’autoregolamentazione sono più importanti che mai nella nostra società in rapida evoluzione.
Al panorama contemporaneo aggiungiamo come il legame tra creatività e linguaggi sia molto forte nel nostro approccio educativo e riguardo ai linguaggi, Loris Malaguzzi affermava che “la specie umana ha il privilegio di manifestarsi attraverso una pluralità di linguaggi. Ogni linguaggio ha il diritto di realizzarsi compiutamente e quanto più gli riesce, più scorre negli altri in processi di arricchimento…tutti i linguaggi espressivi, cognitivi, comunicativi che si costituiscono in reciprocità, nascono e si sviluppano nell’esperienza…di questi linguaggi il bambino è soggetto costruttivo e autore, partecipando alle varianti storiche e culturali…tutti i linguaggi che già convivono nella mente e nelle attività del bambino hanno il potere di divenire forze generatrici di altri linguaggi, altre azioni, altre logiche e altre potenzialità creative ..tutti i linguaggi hanno bisogno di vivere in eguale dignità e valorizzazione, in solidarietà piena con una adeguata competenza culturale dell’adulto e dell’ambiente”.
Ed è su questa competenza culturale dell’adulto e dell’ambiente, sulla nostra capacità di raffinare lo sguardo, di meravigliarci, di stupirci, non dimenticando come scriveva Anna Arent che lo stupore è punto di partenza del pensare, che abbiamo dialogato e ragionato insieme ad Anna Orlandini.
L’infanzia è caratterizzata da una relazione con il mondo attraverso un approccio estetico, il coinvolgimento dei sensi nel percepire, conoscere e far proprio il vissuto corporeo caratterizza la costruzione del sapere. Azione, percezione e cognizione sono connesse, dunque nel nostro agire dobbiamo portare attenzione alle opportunità che sollecitano un apprendimento incarnato.
L’estetica dunque è attivatrice di apprendimenti, incatenata all’atelier, luogo della bellezza, ma anche spazio nel quale sperimentare, esplorare, conoscere attraverso l’esperienza e pensare con le mani.
Le nostre scelte possono rimpiccolire la cultura dell’infanzia, ma i bambini non sono piccoli nella potenza, perciò il nostro compito non è semplificare e togliere, ma riconoscere le loro competenze e offrire esperienze ricche, che tengano insieme l’interezza.
Quando si passa oltre i muri dell’ovvietà allora l’interdisciplinarità serve, infatti, così come la fisica considera la connessione armoniosa di tutti gli elementi, la biologia il nesso tra creature del cielo e del mare così nel nostro lavoro occorre un sapere dagli orizzonti ampi in cui la pedagogia dialoghi con le neuroscienze, la psicologia, l’arte, la poesia…
In una scuola creativa in cui abiti la pratica della meraviglia non può mancare la cura nei contesti e dei materiali che si offrono: gli allestimenti, ad esempio con i materiali naturali, danno valore e tolgono dall’indifferenza, le composizioni regalano bellezza. Allo stesso modo, gli ambienti digitali e l’immersività danno opportunità nuove, potenziando la capacità dei bambini e delle bambine di essere costruttori del mondo.
I bambini vivono costantemente uno stato di innamoramento e vanno costruendo significati attraverso i linguaggi. Più linguaggi riconosciamo ai bambini, più sosteniamo il loro agire; spaziando nei linguaggi i bambini diventano più consapevoli di sé e del mondo.
Ragionare di spazi, materiali e linguaggi come elementi di una progettazione che riesce a mantenere la complessità ci ha portato a considerare anche la dimensione del tempo: dare tempi per entrare in empatia, nel respiro dei soggetti, tempo per tornare e ripetere l’esperienza scoprendo qualche aspetto che in precedenza non si era scorto. Il tempo come risorsa per sostare, lasciarsi attraversare dall’esperienza, accogliere ciò che di nuovo contribuisce a costruire la propria identità poiché come scriveva Alfred Tennyson, ognuno di noi è una parte di tutto ciò che ha trovato sulla sua strada.